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La musica che nasce dalla terra: in Umbria il festival che suona con la natura

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Festival Internazionale Green Music
30/06/2025 Tempo di lettura: 2 min.

C’è un’ora, tra il primo chiarore del mattino e il silenzio dei campi, in cui la musica smette di essere spettacolo e diventa esperienza. È lì che prende forma, ogni anno, il Festival Internazionale Green Music, nato in Umbria e cresciuto in direzioni inaspettate. Non solo nei numeri — 100 concerti, 40 comuni, oltre 200 artisti — ma nello spirito. Perché questo festival non rincorre il clamore, ma costruisce spazi per l’ascolto.

Giunto alla nona edizione, il Festival Internazionale Green Music è un progetto culturale e ambientale, fondato e diretto dal maestro Maurizio Mastrini, pianista visionario che ha saputo trasformare una rassegna locale in un appuntamento internazionale. Un cammino che quest’anno culminerà con un concerto alla Carnegie Hall di New York, il 17 novembre 2025. Una tappa simbolica, certo, ma coerente con la vocazione profonda di questo festival: far dialogare territori, linguaggi e culture partendo dalla musica.

Un festival Internazionale Green Music che si vive con tutti i sensi

Il Festival Internazionale Green Music non è una rassegna di concerti tradizionali. È un percorso che mette al centro i luoghi, le persone e l’ambiente. Si suona tra i filari di vigna e nei borghi medievali, tra le rovine e sotto i cieli aperti dell’Umbria. L’ingresso è sempre libero, e ogni evento è pensato per avere impatto zero.

I formati sono diversi e coinvolgenti: dai concerti all’alba, dove il giorno si apre con le prime note, alle Candle Music, serate intime illuminate da centinaia di candele. E poi ci sono i Teatri di Paglia, strutture biodegradabili costruite con balle di fieno intrecciate, che trasformano campi e radure in anfiteatri temporanei. In alcuni appuntamenti, la musica si abbina anche ai sapori, in una combinazione di suoni e degustazioni che racconta il territorio con più di un linguaggio.

Musica e paesaggio, senza confini

La lista degli artisti è lunga e sorprendente. Accanto a nomi noti del panorama italiano — Orietta Berti, Luca Barbarossa, Alessandro Haber, Stefano Fresi, Tony Esposito — ci sono José Cuenca, compositore spagnolo, e musicisti provenienti da Bolivia ed Etiopia, grazie alla collaborazione con le ambasciate. Un’idea di musica come ponte tra culture, ma anche come atto concreto di cura del mondo.

Il festival toccherà alcuni dei luoghi più suggestivi dell’Umbria: Montefalco, con le sue vigne sospese tra cielo e terra; Cascia, simbolo di spiritualità e rinascita; Castiglione del Lago, affacciata sulle acque del Trasimeno; Orvieto, con le sue architetture verticali. E poi Montone, Sellano, Piegaro, Montegabbione, Giove, e tanti altri centri dove la musica incontra la bellezza senza bisogno di scenografie.

Un’idea di cultura accessibile e sostenibile

Alla base del Festival Internazionale Green Music c’è un messaggio chiaro: la cultura non è un bene per pochi, ma un’esperienza da condividere. E la sostenibilità non è uno slogan, ma un criterio che guida ogni scelta, dalla logistica alla scenografia, fino alla promozione. L’obiettivo non è stupire, ma lasciare un segno. Non gridare, ma rallentare. E in un mondo che corre, questo è già un gesto potente.

Il Festival Internazionale Green Music è, in definitiva, un invito ad ascoltare. Non solo i suoni, ma i luoghi, le storie, le differenze. A farlo con rispetto, con lentezza, con stupore. Perché, come ricorda Mastrini, “la musica può cambiare il mondo, se nasce dall’ascolto della terra, degli altri, di noi stessi”.

Programma completo e aggiornamenti su: www.festivalinternazionalegreenmusic.com

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