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Torri di roccia: viaggio da Caso a Gavelli

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Sant'Anatolia di Narco
07/10/2025 Tempo di lettura: 3 min.

Su di un poggio, poco distante dall’Abbazia dei Santi Felice e Mauro, sorge il borgo di Sant’Anatolia di Narco. L’antico castello sorgeva nel punto di incontro fra la via di fondavalle, parallela al fiume Nera, che passando ai piedi di Castel San Felice si dirigeva a Scheggino e proseguiva per Terni, e la strada montana per Caso, Gavelli, Monteleone di Spoleto e l’altopiano del fiume Corno alla volta dell’Abruzzo e del Lazio.

In prossimità di Sant’Anatolia di Narco la Valle del Nera si allarga in una fertile pianura ancora coltivata a cereali e foraggio e il fiume si snoda in un percorso sinuoso e lento tra filari di pioppi cipressini ed ontani neri. Il borgo intitolato alla santa fu edificato alla fine del sec. XII sull’antico castello di Narco distrutto dalla vicina Spoleto.

Nella cinta muraria a piana ellittica si aprivano tre porte di cui ne rimane una ancora intatta sormontata da un alto campanile con orologio. Presso la porta di levante, si colloca invece la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, con affreschi del Maestro di Eggi tra i quali si segnala una notevole Madonna del Latte. All’interno delle mura sono ancora presenti case del ‘200 e palazzetti del ‘500-‘600. Da visitare nel borgo, l’Ecomuseo della Canapa, allestito nell’ex Palazzo Comunale, ove si possono apprendere le antiche tecniche della tessitura della canapa utilizzando anche telai d’epoca.

Torri di roccia: viaggio da Caso a Gavelli
Museo della Canapa – (Foto © Comune di Sant’Anatolia di Narco)

Da Sant’Anatolia di Narco, seguendo la strada per Monteleone di Spoleto, l’itinerario sale con lunghi tornanti a Caso e Gavelli. Il borgo di Caso, che sorge sulle pendici del Monte Coscerno, conserva ancora una piccola parte dell’antica cinta muraria con la duplice porta d’entrata alla platea della rocca su cui s’affacciava la Chiesa di Santa Cristina, poi dedicata a Santa Maria Assunta, annessa al duecentesco monastero delle Clarisse. La forma del borgo quella tipica del castello di pendio del cui impianto originario si conservano una piccola parte della cinta muraria, una delle porte di accesso, nonché altri elementi caratteristici dell’architettura medioevale quali archi, sottopassi e portali in pietra.

Torri di roccia: viaggio da Caso a Gavelli

Presso l’ingresso del castello di Caso, si trovava la “Grotta dell’Eremita” ed una cella monastica benedettina, divenuta poi oratorio di San Giovanni Battista e fulcro della fortificazione. L’oratorio è a due navate e vi si accede attraverso un portale ogivale riparato da un soffitto in impalcato fatto con travi e tavole di quercia. All’interno, affreschi di grande bellezza e qualità della seconda metà del ‘400 raffiguranti San Cristoforo, due apostoli, la Madonna del Soccorso e San Sebastiano.

Percorrendo la strada che da Caso raggiunge Monteleone di Spoleto si giunge a Gavelli, fortificazione eretta a guardia del passo montano che collega l’altipiano del fiume Corno, e Leonessa, con la Valle del Nera di cui ha costituito per secoli un avamposto di grande rilevanza. Eretto su un pendio sovrastato dalle balze del Monte Coscerno, che fronteggiano le pareti rocciose del Monte dell’Eremita e delle Muraglie della Val Casana, il borgo di Gavelli appare ancora oggi, dal fondovalle del Nera, un luogo quasi inaccessibile.

Torri di roccia: viaggio da Caso a Gavelli

L’impianto edilizio del borgo è quello caratteristico del castello di pendio. Della “castellina”, è sopravvisuto il cassero con la torre di guardia ubicata alla sommità dell’altura e della primitiva cinta muraria rimangono solamente alcuni resti. Notevole, invece, l’antica porta con lo stemma dei priori di Spoleto e l’arco ogivale nel cui contorno si inquadra la Chiesa di San Michele Arcangelo, costruita nel ‘400 su un precedente luogo d culto, abbellita poi dagli affreschi di Giovanni di Pietro, detto lo “Spagna”.

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