Situato nelle vicinanze di Narni, è uno dei santuari più antichi e importanti del francescanesimo, situato a circa 600 m s.l.m.
Situato a Narni e lungo il cammino dei Protomartiri Francescani che lo collega a Stroncone, lo Speco che porta il nome di frate Francesco è sicuramente uno dei luoghi francescani più antichi situati in Umbria.
La strada è percorribile con qualunque autovettura e si accede da Terni, per il bivio di Stroncone o da Narni per S. Urbano. Per chi ama le passeggiate, si può raggiungerlo anche attraverso il cammino francescano o attraverso altri sentieri come, ad esempio, la via che parte dal castello di Vasciano.
Percorrendo il percorso più semplice e comodo con la propria automobile, si arriva ad un comodo parcheggio dove lasciare la macchina. Pochi metri di strada in salita, chiamato viale del perdono, vi separeranno dal viaggio spirituale ed esperienziale che starete per fare.
Il complesso di Speco iniziò a svilupparsi verso l’anno 1000 con l’arrivo di pochi eremiti che vi stanziarono in grotte; la cappella fu costruita successivamente. San Francesco arrivò in questi luoghi dell’Umbria intorno al 1213 per gravi condizioni di salute e, anche dopo la guarigione, ci tornò diverse volte a pregare.
Proprio a Speco, avvenne il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino. Tommaso da Celano nel suo “Trattato dei miracoli” narra che San Francesco malato e dolorante, chiese del vino ma quando gli risposero che non c’era trasformò l’acqua in vino. Ne scrisse anche S. Bonaventura nella “Legenda Maior” aggiungendo agli scritti di riferimento del Celano una parvenza mistica.
“Un’altra volta il servo di Dio si trovava nell’eremo di Sant’Urbano, tormentato da una malattia gravissima. Sentendosi venir meno, chiese un po’ di vino. Gli risposero che non potevano portarglielo, perché non ce n’era assolutamente. Allora egli comandò di portargli dell’acqua; poi la benedisse col segno della croce. Subito diventa vino ottimo quella che prima era acqua pura. Così la purità del Santo ottenne ciò che la povertà del luogo non poté offrire. Come ebbe bevuto quel vino, egli si ristabilì immediatamente e con estrema facilità. Un cambiamento miracoloso e una miracolosa guarigione: due prodigi che avevano trasformato sia la bevanda sia colui che aveva bevuto. Erano due modi per indicare quanto perfettamente ormai Francesco si era spogliato dell’uomo vecchio e si era trasformato nell’uomo nuovo.” (Dal sito Assisi OFM)
Lo stretto rapporto tra il frate di Assisi e la regione che lo curò, si evince anche da altri scritti in cui si racconta che, sempre intorno al 1213, in occasione di una visita al castello di San Gemini, Francesco fu portato presso la fonte Amerino per bere l’acqua che sgorga fresca dalla montagna, ricevendo notevoli miglioramenti delle malattia e portandolo poi ad edificare un lazzaretto per i malati.
Di fondamentale importanza per lo sviluppo del complesso dello speco francescano è stato San Bernardino da Siena, il quale intorno al 1400 diede vita al piccolo convento che si affaccia sulla vallata sottostante dando cosi riparo ai frati che volevano essere, in maniera spirituale e di preghiera, vicini al santo.
Adiacente al convento troviamo la piccola cappella di San Silvestro, curata nei dettagli e con opere che catturano anche lo sguardo di un visitatore non vicino all’arte.
Fatta visita alla cappellina e al convento, si dovrà salire al di sopra di essi. Le poche scalinate ricavate con terra, legno e pietre, ci permettono di raggiungere la grotta del Santo, il tugurio e l’oratorio che ospita gli affreschi del miracolo e la colonna su cui l’angelo, in un momento di sconforto di Francesco, suonò melodie di conforto con la cetra.
Altro elemento importante per il luogo è il castagno secolare di Francesco che suscita una grande emozione se si immagina il santo seduto ai piedi del forte albero a pregare.
Nel corso degli anni, anche il Cinema è stato catturato dalla bellezza e dall’energia di quest’angolo di Umbria che è diventato un set esclusivo per film importanti. Pier Paolo Pasolini, ad esempio, nel 1966 nel chiostro girò alcune parti del suo film “Uccellacci e uccellini” con Totò.
Contributo di Diego Diomedi
Programmatore e web designer, da sempre ho amato viaggiare ed esplorare culture e tradizioni del mondo. Ai tour organizzati preferisco la libertà di muovermi.